mercoledì 25 gennaio 2012

TI VOGLIO BENE

Quante volte è successo che qualcuno dica o scriva: "ti voglio bene"?

Se qualcuno vuole veramente il bene di qualcun altro, è abbastanza che glielo dica?

A me lo hanno detto molte volte, ma non ho sentito niente.
Altre volte un'azione verso di me ha generato uno stato di benessere.

Mi chiedo spesso: il bene si fa o si dice?

E' più semplice dirlo.
Ha effetto farlo.


2 commenti:

  1. Mi piace sempre provare a ribaltare una tesi e poi la sua contro-tesi... e accorgermi che ad ogni ribaltamento esce qualcosa di diverso, come un calzino che cambi colore, trama, disegno, ogni volta che lo si rivolta...

    È davvero più facile dire "ti voglio bene" che farlo? Non so. Non per tutti. Mio padre, ad esempio: uomo mite e pieno di gesti d'amore, ma schivo e riservato. Dirmi "Ti voglio bene" per lui è stato il culmine di un suo processo di progressiva apertura alla vita, al sentimento, all'affetto, giunta a piena maturazione verso la fine della sua vita. In gioventù credo si vergognasse di esprimere con le parole i suoi sentimenti, come se esternarli li svuotasse un po'. Forse sentiva il pericolo di una sorta di inflazione legata al parlarne, che poi è un po' ciò che il post sostiene, ma anche ad una pretesa di essere letto in profondità e valutato non per le sue dichiarazioni ma per i suoi atti, come una sorta di ribellione all'immagine tutta esteriore che a volte il mondo sembra richiederci.

    Forse questa percezione di due "valori diversi" tra il "dire" e l'agire è legata alla percezione di una separazione (non rara, invero) tra le nostre espressioni e il nostro sentire profondo.

    A volte pretendiamo che gli altri ci comprendano semplicemente guardandoci, negando loro qualsiasi "interpretazione" che consideriamo non autentica di noi stessi, ma siamo estremamente avari nello svelare ciò che ci muove, le nostre intenzioni, le speranze, i desideri, le paure. Siamo spesso estremamente riservati rispetto ad alcuni recessi della nostra anima. E ciò è senz'altro un nostro inalienabile diritto, che per altro porta ad un altrettanto inalienabile diritto degli altri a non comprenderci se neghiamo loro il nostro aiuto a lasciarci conoscere profondamente.

    Forse i diversi valori del dire e dell'agire svaniscono solo e nell'esatto momento in cui riusciamo a riunirli in noi stessi, riscoprendo la nostra autenticità, e l'incommensurabile piacere di svelarci al mondo.

    Un abbraccio.

    Marco.

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    1. Ciao Marco, ti invidio un po' per avere (o aver avuto) un padre che ti ha manifestato "anche" a parole che ti "vuole bene". Era pieno di gesti d'amore. Gesti che sono stati solo confermati dalle sue parole, ma c'erano già stati, erano il suo volere il tuo bene.
      Mio padre non ha fatto in tempo a dirmelo, era troppo riservato, ma ho avuto il conforto di aver sentito quanto mi volesse bene dai gesti da lui fatti verso di me durante il nostro incontro in questa vita.
      La tua riflessione è molto bella perchè riflette due argomenti che si specchiano nel "voler bene": uno come sentimento ed uno come azione.
      "Il bene è l'unione di due cose, la motivazione interiore e l'atto che si compie."
      Un abbraccio a te.
      Riccio

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